Euripide e Seneca (non) si incontrano a Tindari
di Martina Treu
Il promontorio montuoso di Tindari (sulla costa nordorientale della Sicilia, tra Milazzo e Capo d’Orlando) viene associato solitamente al santuario omonimo che svetta sulla sua sommità, o semmai a un noto giallo di Andrea Camilleri (La gita a Tindari, Palermo, 2000). Ma alla presenza ingombrante del santuario, che domina prepotentemente il panorama, si contrappone all’estremità opposta del monte quella più discreta, anzi ‘segreta’, del teatro greco: affacciato sul mare e sulle isole Eolie, completamente nascosto alla vista da ogni altro angolo di visuale, si rivela a chi lo visita un altro ‘santuario’, dedicato ai Misteri di Dioniso.
Questo gioiello del IV secolo a.C., dopo millenni di abbandono, fu riaperto nel 1956 dall’Aiace sofocleo diretto da Michele Stilo (interpreti, tra gli altri, Andrea Bosic, Alberto Lupo, Gianrico Tedeschi). Vi partecipò anche – non accreditato – Emilio Isgrò, nativo della vicina Barcellona. Per ironia della sorte, all’epoca, proprio il nome del futuro ‘Maestro della Cancellatura’ fu ‘cancellato’ per errore dai manifesti. In seguito il teatro ha ospitato con regolarità varie rassegne e festival, e nel 2016 il sessantesimo anniversario della riapertura è stato celebrato con la partecipazione straordinaria di un artista d’eccezione, il siciliano Vincenzo Pirrotta, interprete di Aiace e di un Ciclope euripideo nella versione siciliana di Luigi Pirandello, datata 1911 (‘U Ciclopu).
Quest’anno una nuova edizione del Ciclope inaugura a Tindari il diciassettesimo ciclo di spettacoli classici del Festival “Teatro dei due mari”, con la direzione artistica di Edoardo Siravo e la drammaturgia di Filippo Amoroso. I due sono rispettivamente protagonista del Ciclope e autore dei due ‘adattamenti (così in locandina) di Ciclope e Medea, in scena a giorni alterni dal 24 maggio al 4 giugno, e in doppia replica serale il 2 e 3 giugno (si veda teatrodeiduemari.it). Quest’ultima soluzione ripristina ‘alla greca’ la successione di tragedia e dramma satiresco, ma non produce l’effetto sperato, ossia l’atteso incontro Euripide-Seneca.
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