Da Norden a Horsfall, un secolo di inferi virgiliani

Scritto da Roberto Andreotti.

Virgil, ‘Aeneid’ 6. A Commentary, a cura di Nicholas Horsfall, pubblicato in inglese dall’editore tedesco De Gruyter in due volumi (Berlino 2013, pp. XL-706, € 169,95).

Per Virgilio le cose sono radicalmente cambiate all’inizio del Novecento grazie soprattutto al contributo di uno studioso tedesco, Richard Heinze, che con un colpo di fucile liberò l’Eneide dall’incantesimo a cui l’avevano sottoposta i romantici. Le quotazioni del massimo poeta latino erano scivolate molto in basso in Germania, sino a quando – come ha sintetizzato Franco Serpa – «la critica virgiliana moderna, non più né accademica, né romantica, né sentimentale e cristiana, dette di sé la prima prova, che segnò un’epoca»: la Virgils epische Technik – questo il titolo della monografia di Heinze uscita nel 1903 – «è forse il più bel libro (bello nel senso di rigoroso, autorevole, completo, chiaro) che sia stato scritto su Virgilio; ma è anche, in sé, uno dei saggi più perfetti di critica letteraria, per sapienza teorica e solidità di lettura.

Si tratta, insomma – conclude Serpa –, di uno di quei libri che avvertono, accolgono e rendono evidenti e necessarie le idee maggiori del loro tempo; e con ciò senza enfasi, senza arroganza, cambiano il corso degli studi».

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In viaggio con Rutilio

Scritto da Flaviana Ficca.

Pareva un destino, di Roberto Todisco, pubblicato da Nuvole di Ardesia nella collana Diversa...mente (Napoli 2013, pp. 172, € 9,99).

Che ci fa Rutilio Namaziano in un libro da poco pubblicato? Il protagonista. O meglio, il protagonista non è quel Rutilio Namaziano, autore di V secolo d.C. di origine gallica trasferitosi a Roma che, nel De reditu suo (che ci è giunto incompleto), raccontò il suo viaggio per mare da Ostia verso la Gallia, dove aveva mantenuto dei possedimenti, lambendo le coste di una penisola italica ormai devastata dai barbari. Protagonista del romanzo Pareva un destino, di Roberto Todisco, è un suo omonimo e nostro contemporaneo, un ferroviere sulla cinquantina che, nell’aprile del 2008, percorre l’Italia in treno, da Roma a Santo Stefano Belbo, paesino delle Langhe nel quale è nato, per votare alle elezioni politiche.

Tutta la prima parte del romanzo è il racconto di questo viaggio, intervallato da flashback che ci fanno conoscere qualcosa in più della storia di Rutilio, e dei motivi per i quali ha lasciato il suo paese natale per trasferirsi a Roma, seguendo Marina, primo grande amore. Ma, in fondo, anche la seconda parte tratta di un viaggio, o meglio – ancora una volta – di un viaggio all’indietro, un ‘ritorno’, un reditus, appunto.

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La macchina del dire

Scritto da Rossana Valenti.

Retorica. La macchina del dire nella comunicazione pubblica e privata, a cura di Marcello Di Bella, pubblicato da Bononia University Press (Bologna 2014, pp. 85, € 15,00).

Nel 2010 si è tenuta a Pesaro una manifestazione, ideata e organizzata da Marcello Di Bella, direttore della Biblioteca e dei Musei Oliveriani, intitolata “Salone della parola. Festival della filologia”; si voleva così dare ragione della forza e dell’importanza di un’idea di filologia intesa come esercizio critico applicato a ogni testo, per restituirlo nella sua autenticità, per coglierne la pienezza di senso, per comprenderlo meglio, traendone spunti di riflessione e occasioni di piacere.

Nell’anno successivo, il festival si è aperto con un convegno, dedicato alla retorica, i cui atti sono raccolti in questo agile volume, che documenta, nell’alternarsi delle voci e dei punti di vista, quanto l’antica disciplina sia oggi posta all’intersezione di differenti ambiti di ricerca. Si sono peraltro definitivamente aperti già da tempo i confini tra le discipline liberali, oggi identificate con il termine di humanities, ed è ormai impossibile tracciare con nettezza le linee di separazione tra teoria della comunicazione, retorica, semiotica e letteratura.

 

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Il re pastore al Verdi di Trieste

Scritto da Lorenzo De Vecchi.

Al Teatro Verdi di Trieste si chiude la stagione lirica 2014 con Il re pastore di Mozart. Un’opera giovanile proposta con una regia sobria e una compagnia adeguata, grazie alla quale il pubblico può avvicinarsi a un’idea di classicità tipicamente settecentesca.

Il colosso caduto: Igor Mitoraj e l’antico

Scritto da Giuseppe Pucci.

Igor Mitoraj è stato uno dei più grandi scultori del nostro tempo. Questo sintetico ricordo dell’artista scomparso da poco vuole riflettere sulla sua poetica, sul modo in cui ha saputo reinterpretare l’estetica classica senza farsi neoclassico, su come i suoi colossi, frammentati e mutilati, rappresentino drammaticamente la fragilità dell’uomo contemporaneo.