Introduzione

Scritto da Giovanni Sampino e Francesco Scaglione.

 

Nel panorama dell’odierna globalizzazione, “dell’industria culturale” e dell’“uomo-robot”, gli studi umanistici vivono, di fatto, una crisi assai profonda, parendo ormai condannati senza scampo a rivestire un ruolo del tutto marginale nella società contemporanea, destinato a una subalternità ancor più netta nei decenni a venire. La sensazione che essi rappresentino una sorta di retaggio “parassitario” di un passato abbondantemente superato trova, peraltro, precisi riscontri nelle politiche nazionali e sovranazionali, ormai del tutto assorbite dalle logiche del mercato e da un pragmatismo estremo ed estraniante, che ad oggi appaiono per nulla interessate a invertire questa tendenza. Già da parecchi anni, tale condizione sembra essere stata ampiamente avvertita dagli addetti ai lavori, determinando reazioni diverse e spesso complementari. Che si sia voluto sottolineare la specificità e la potenziale alterità delle humanities rispetto all’unidimensionale sistema assiologico predominante, al fine di valorizzarne l’intrinseca “inattualità” in chiave civico-democratica; che si sia cercato, quasi in una sorta di “riscossa”, di individuare in esse la capacità di favorire l’acquisizione di competenze “esclusive”, spendibili proficuamente nel mondo della produzione e del lavoro; o ancora, che ci si sia rifugiati in una rigida e isolata difesa di prerogative e conoscenze specifiche; in ogni caso, è egualmente emersa l’urgenza di ripensare a una nuova dimensione per lo studioso umanista, per quanto spesso, purtroppo, queste riflessioni siano sostanzialmente rimaste estranee ai principali canali socioculturali, operando in definitiva, con pochissime eccezioni, come una flebile voce “fuori campo” in un contesto di pura autoreferenzialità.

Inserendosi a pieno nella temperie storicosociale appena richiamata, il dottorato di ricerca in Studi letterari, filologico-linguistici e storico-culturali, attivo dal 2013 presso l’ateneo palermitano, non nasce solamente come un percorso di formazione avanzata nell’ambito delle discipline umanistiche, ma soprattutto come spazio di confronto e dialogo tra saperi umanistici, contemporaneità e territorio, con una specifica attenzione all’inter- e multiculturalismo, all’analisi critica dei modelli identitari, ai processi culturali di inclusione e alla cittadinanza democratica in prospettiva sovranazionale e antidiscriminatoria.

Il convegno internazionale Saperi umanistici nella contemporaneità (Palermo 17-18 settembre 2015), organizzato dai dottorandi della stessa scuola di dottorato (XXIX e XXX ciclo), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università degli Studi di Palermo e il Centro di studi filologici e linguistici siciliani, rappresenta un momento importante di questo percorso formativo, una sorta di “sfida” lanciata a noi dottorandi e organizzatori per confrontarci, al di fuori e al di là dei nostri studi individuali, con le complesse dinamiche che si consumano tra ricerca umanistica e mondo odierno. In tal senso, il convegno ha inteso innanzitutto offrire uno spazio di discussione sul tema della possibile inte(g)razione tra discipline umanistiche e società coeva. Se un elemento comune può essere indicato nei diversificati interventi di quanti, tra dottorandi, ricercatori, docenti universitari e di scuola secondaria, hanno preso parte all’evento, questo va infatti rintracciato nella volontà di oltrepassare i limiti della sempre più indotta ipersettorializzazione di compagini disciplinari contigue per natura, in favore di un dialogo costruttivo e di interscambio; ovvero nella ricerca di soluzioni sperimentali, sostanziata in molti casi da una curiosità sempre più viva nei confronti delle nuove tecnologie, utile a un rinnovamento dei vari ambiti di studio. Dunque, seppur secondo prospettive, finalità e metodi assolutamente differenti (dall’analisi interdisciplinare alle ricerche intertestuali, passando per le modalità di una necessaria ed efficace restituzione e divulgazione dei dati, fino a giungere alle digital humanities e alle riformulazioni teoriche in materia didattica) si è attraversato il settore delle scienze umanistiche con l’obiettivo principale di restituire a queste ultime una collocazione centrale nonché un senso pregnante e una validità operativa nella complessa architettura socioculturale odierna.

I contributi selezionati e qui raccolti – e a tal proposito, ringraziamo la prof.ssa Valeria Viparelli e il prof. Giusto Picone, insieme al comitato scientifico e redazionale di ClassicoContemporaneo, per lo spazio che sin da subito ci è stato offerto – costituiscono una buona sintesi delle diverse “voci” ed esperienze che si sono via via confrontate durante le due giornate di lavoro le cui tematiche hanno spaziato dalla linguistica alla dialettologia italiana, dalla letteratura classica a quella contemporanea, dalla storiografia antica agli archivi e database museali ed epigrafici online, dalla filologia romanza a quella digitale. Ciò che risulta più evidente dalla visione globale della raccolta, ma anche dalla lettura dei singoli contributi, è di certo uno sguardo “caleidoscopico”, variegato e innovativo che cerca di riconsiderare secondo approcci e soluzioni diversi la questione relativa alla complessa e a volte inconciliabile dialettica tra saperi umanistici e contemporaneità, con un rigore in termini epistemologici e metodologici quanto mai necessario per (tentare di) ottenere una certa incidenza e un chiaro riconoscimento nella civiltà contemporanea.

 

Palermo, 24 aprile 2018

Giovanni Sampino e Francesco Scaglione

 

 

Un piccolo “enigma” tra le carte italiane di Jan Brueghel il Vecchio: una ricetta per la doratura delle cornici

Scritto da Rosa Argenziano.

Nel presente contributo si porta una testimonianza concreta d’uso di strumenti nati dalla collaborazione fra le cosiddette “scienze esatte” e il sapere umanistico, che si sono rivelati di grande aiuto durante il lavoro di ricerca di dottorato in Storia della lingua e della letteratura italiana sull’epistolario italiano del pittore fiammingo Jan Brueghel il Vecchio. I data base on line dedicati agli scritti di Vasari e di Leonardo (l’Archivio Scritti Vasariani e E-LEO) e i relativi lemmari di riferimento sono stati infatti molto utili nell’analisi e contestualizzazione del lessico tecnico impiegato da Brueghel. Tuttavia, la ricerca negli archivi digitali non ha sempre dato buon esito: resta aperto, infatti un enigma lessicale da cui si è scelto di prendere le mosse. Questo non per dare un tono pessimistico alla riflessione, ma al contrario per ribadire l’importanza di iniziative di digitalizzazione del patrimonio testuale dei secoli passati che stanno prendendo piede negli ultimi tempi e che interessano sia corpora letterari, che scritture meno sorvegliate come gli epistolari. 

 

This study presents a concrete example of use of instruments created thanks to the collaboration between “exact sciences” and humanities. These instruments have been really precious during the PhD research in History of Italian Literature and Language focused on the flemish painter Jan Brueghel the Elder’s Italian letters. The databases of Vasari and Leonardo’s writings (Archivio Scritti Vasariani and E-LEO) and their glossaries have been useful for the analysis of technical words Brueghel used. However, the quests in these archives sometimes failed. In fact, a lexical enigma, which is presented at the beginning of the paper is still unsolved, but this doesn’t mean a pessimistic point of view. Contrariwise, it’s a way to affirm the importance of recent digitization projects concerning literary works and correspondences, which could make the past textual heritage more accessible. 

 

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La monografia traduttiva e la ricerca traduttologica

Scritto da Iulia Cosma.

La ricerca di tipo monografico è stata lungamente adoperata in ambito etnografico, antropologico e degli studi letterari. Il nostro intento è quello di estendere questo tipo di indagine al campo della traduttologia. La scelta del termine monografia, inteso nella sua accezione comune, è stata dettata dal carattere interdisciplinare della ricerca sulla traduzione, collocabile all’incrocio di varie discipline: storia della lingua, teoria della ricezione, storia della letteratura, critica della traduzione, storia culturale etc., pur nella consapevolezza della perdita di interesse per questo tipo di indagine scientifica registrata nel panorama attuale degli studi letterari. Nella parte iniziale del nostro contributo abbiamo preso in discussione il termine ‘traduttologia’ e abbiamo collocato la storia della traduzione in quanto disciplina nel quadro della ricerca traduttologica, mentre la parte finale si concentra sull’utilità della monografia traduttiva in ambito scientifico e didattico e fornisce un esempio di futuro progetto di ricerca, una sintesi di tipo storico e critico-interpretativo dell’attività traduttiva in romeno relativa al Cuore di De Amicis. Si tratta di una ricerca che mira a rilevare, tramite lo studio della traduzione dell’opera di un autore europeo estremamente popolare in Romania, una parte significativa della pratica traduttiva romena, col proposito di tracciare la mappa di un argomento ancora poco studiato relativo alla storia della traduzione romena. 

 

The monographic research was frequently used in the ethnographic, anthropological and literary field. Our paper aims to extend this typology of study to the field of translation studies. The term monography, used in its ordinary meaning, was chosen because it refers to an interdisciplinary research, how that on translation should be, situated at a junction of different domains: history of language, reception theory, literary studies, translation criticism, cultural history etc., even though there isn’t in the present much interest for this type of scientific research in the literary studies field. The first part of the paper discusses the term of translathology and illustrates the relation between it and the history of translation, while in the second part we aim to point out the benefits that a monographical research could provide from a scientific and a didactical point of view and bring up an example of a future project, a historical an analytical synthesis of the translational Romanian activity concerning De Amici’s Cuore. It will be, in fact, a research that, by taking in consideration a very popular work of a European author, focuses on underlying an important part of the Romanian translational practice by mapping a subject that until now didn’t catch that much attention. 

 

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La parola ai mestieri. Alcune considerazioni dall’esperienza dell’Atlante Linguistico della Sicilia (ALS)

Scritto da Elena D’Avenia.

In questo contributo viene affrontato il delicato tema della posizione che la dialettologia può assumere in un contesto di saperi umanistici contemporanei. Si tratta di una disciplina che si muove in un ambito spaziale che non sempre coincide con la modernità, quindi difficile da coniugare al presente. L’unica possibile soluzione è inserire gli studi di tale settore in un’ottica non soltanto di recupero del dato linguistico ma di modalità di restituzione dello stesso. Così, analizzando l’esperienza dell’ALS, mi soffermo sui lavori di carattere ergologico della produzione siciliana e su come, partendo da uno strumento di indagine classico (il questionario), si possa arricchire e ricreare il momento della trattazione del dato con formule miste di etnotesti, lessico e carte linguistiche. 

 

In this paper we deal with the delicate issue of the position that the dialectology can take in a context of contemporary humanistic knowledge. It is a discipline that moves in spatial area which does not always coincide with the modern age, therefore difficult to conjugate in the present. The only possible solution is to enter the studies of this sector in a perspective not only of the linguistic data recovery but also of the data return mode. Thus, analyzing the experience of the ALS, we dwell on the ergological character work of the Sicilian linguistic school and how, starting from a classic investigative tool (the questionary), we can enrich and recreate the time of the handling of data with mixed formulas of etnotexts, lexicon and linguistic maps. 

 

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Il corallo e la sua lavorazione nella percezione dei parlanti di Torre del Greco

Scritto da Maria Marra.

L’indagine dialettologica condotta nel 2009 in alcuni spazi abitativi e lavorativi di Torre del Greco, muove i passi dall’esigenza di descrivere i sentimenti dei suoi abitanti rispetto a una realtà economica ancora ben rappresentata nella città vesuviana: la lavorazione del corallo. Nonostante la complessità e, spesso, l’ambiguità di dati storici, si è provato a inserire lo studio nel contesto scientifico più adeguato, lambendo aspetti di interesse storiografico, sociolinguistico, antropologico, etnografico. 

The dialectological survey conducted in 2009 in some living and working spaces of Torre del Greco, takes its origin from the need to describe the feelings of its inhabitants about an economic reality still well represented in the Vesuvian city: the processing of the coral. Despite the complexity and, sometimes, the ambiguity of historical data, we tried to set the research in the most appropriate scientific context, by touching aspects of historiographical, socio-linguistic, anthropological and ethnographic interest. 

 

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