Ricordo di Gianni Cipriani

Scritto da Grazia Maria Masselli.

«A Giovanni Cipriani, discepolo buono e intelligente, coi più fervidi auguri»: così, il 7 aprile del 1974, Emanuele Castorina omaggiava da Catania il suo promettente allievo con La lingua di Petronio e la figura di Trimalchione, estratto dal «Siculorum Gymnasium» del 1973 (n.s., XXVI,1).

Alla ricerca di Gianni tramite ogni sua traccia a cui mi è possibile accedere, le parole – nuove per me – rivolte dal prof. Castorina al promettente allievo, quasi ventisettenne, mi hanno colpito profondamente: in nuce, la sua cifra umana e professionale.

Aveva compreso tutto il prof. Castorina, che ha continuato a vivere sempre nel cuore e nella mente di quel suo «discepolo buono e intelligente»: lo affermo con gli occhi di un’alumna, che incontra, nel lontano 1993, colui che sarebbe diventato il suo Maestro, con il quale avrebbe condiviso per quasi 30 anni progetti e percorsi, battaglie, delusioni e speranze, dolori e soddisfazioni; ne parlo con la riconoscenza di chi è consapevole della fortuna di un incontro, che ha regalato identità alla sua esistenza; lo scrivo con il cuore colmo di amarezza e di dolore, per una morte che è sempre ingiusta, ma a volte lo è ancor di più.

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Conversando con e su Pino Pucci

Scritto da Antonio Pizzo.

Il ricordo che ho di Pino Pucci come docente è quello di un maestro sui generis. Un uomo piuttosto taciturno, sempre impegnato in una molteplicità di attività intellettuali che a volte facevano sembrare ridicole le domande di uno studente alle prime armi. Non a caso aveva attaccato sulla porta del suo ufficio un elenco di FAQ (Frequently Asked Questions).

Ci siamo conosciuti nel 1992. Io cominciavo a frequentare il Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena affascinato dall’idea di accostarmi a quegli studi. In quegli anni Siena era un punto di riferimento per la nuova archeologia italiana e il dipartimento era una fucina di seminari, laboratori e idee, con una classe docente assolutamente cosciente del momento storico. Io e tanti altri abbiamo avuto la fortuna di esserci in quel momento.

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Ricordo di Pino Pucci

Scritto da Salvatore Tedesco.

«Etimologicamente “confine” non vuol dire barriera, ma l’opposto: un fine comune, condiviso». Questa frase, attinta all’intervista a Pino Pucci che appena un paio d’anni fa apriva Antico e non antico, il volume di oltre seicento pagine con il quale amici, colleghi e allievi hanno voluto festeggiarlo, rende forse meglio di altre – o forse semplicemente insieme a molte altre che si affollano nella memoria di letture e conversazioni di chi ha avuto la fortuna di frequentarlo – il senso di una ricerca e di un dialogo e di una curiosità che fanno tutt’uno con la figura di Pucci, che non lo hanno mai lasciato sino agli ultimi giorni e che adesso affidano come un compito prezioso a chi ne prosegue la strada la cura di quella stessa capacità di condivisione, di quell’attenzione, e l’immagine di una luminosità dello sguardo che forse sarebbe difficile diversamente esprimere.

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Prefazione a F. Maiullari, L’interpretazione anamorfica dell’Edipo Re. Una nuova lettura della tragedia sofoclea

Scritto da Oddone Longo.

[Nota introduttiva]

La mia opera del 1999 sulla tragedia sofoclea fu resa possibile grazie alla disponibilità di Oddone Longo che, come un prezioso maestro, percepito il valore e la coerenza della mia intuizione, mi accompagnò nello svolgimento di tutto il lavoro, durato cinque anni, fino a scriverne la Prefazione, quando Bruno Gentili accettò di pubblicare il saggio in una Collana da lui diretta.

Conobbi Longo tramite Luciano Canfora che, negli anni Novanta del secolo scorso, era frequente ospite delle attività culturali organizzate dalla Biblioteca cantonale di Locarno. Come medico, specialista in Neuropsichiatria infantile e analista di orientamento adleriano, dirigevo il Servizio medico-psicologico di quella città. Mi ero sempre interessato di mitologia classica e il 26.3.1993 avevo organizzato, in collaborazione con la suddetta Biblioteca, una giornata di studio su “Mito, Psiche e Clinica”. Il convegno nacque come naturale conseguenza del mio libro, fresco di stampa, Edipo e Teseo. Storia di un doppio mimetico, in cui confrontavo la storia lunare/notturna di Edipo con quella solare/splendente di Teseo.

… 

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Minerali, piante, animali e uomini: indagine lessicale sul rapporto tra i regni naturali e l’ambiente nella Grecia antica

Scritto da Andrea Cozzo.

Abstract

L’articolo indaga il rapporto che sussiste nella Grecia antica tra la terra e i cosiddetti regni naturali (minerale, vegetale, animale, umano) alla luce del lessico utilizzato per indicarlo e mostra che, a differenza di quanto avviene presso di noi, esso   spesso analogo per tutti e quattro gli ambiti. L’azione della terra (o altri elementi eco-sistemici) nei confronti degli elementi che appartengono ai diversi regni, infatti, tendenzialmente designata dagli stessi verbi (vengono presi in considerazione phýein, ghennán, bóskein, tréphein, phérein, anadidónai): la terra phýein (e ugualmente possono essere usati anche gli altri verbi) sia uomini, sia animali, sia piante, sia minerali.

 

The paper investigates the relationship existing in ancient Greece between the earth and the so-called kingdoms of nature (mineral, vegetable, animal, human) in the light of the vocabulary used to indicate this relationship, and shows that, unlike what happens today, this is often similar for all four kingdoms. The action of the earth (or other eco-systemic elements) towards the elements belonging to the different kingdoms, is designated, tendentially, by the same verbs (phýein, ghennán, bóskein, tréphein, phérein, anadidónai are considered): the earth phýein (the other verbs can also be used as well) men, animals, plants, and minerals alike.

 

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