La sesta edizione del «Seminario nazionale per dottorandi e dottori di ricerca in studi latini», promossa e organizzata dalla Consulta Universitaria di Studi Latini (C.U.S.L.) secondo l’ormai consueta cadenza biennale, si è svolta il 10 dicembre 2021, eccezionalmente in modalità telematica (su piattaforma Zoom) a causa del perdurare delle limitazioni agli spostamenti e alle riunioni in presenza determinato dall’emergenza sanitaria Covid-19. Nonostante tale oggettiva limitazione, ancora una volta, l’iniziativa ha suscitato, nei giovani studiosi cui è rivolta, un notevole interesse, testimoniato dalle qualificate proposte pervenute al Comitato scientifico del Seminario, costituito dalla “Commissione Università” della C.U.S.L., che dopo la fase di selezione si è fatta anche carico, come nella precedente edizione, dell’impegnativo compito di revisionare in doppia lettura i testi presentati per gli atti.
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Il contributo ha lo scopo di esplorare l’ambito delle rappresentazioni lessicali e metaforiche che ruotano intorno alla sfera del desiderium nel Brutus di Cicerone. L’indagine si incentra sul procedimento attraverso il quale, dopo aver collocato in posizione proemiale il tema della perdita di Ortensio – simbolo della generazione di oratori che, al contrario di quella contemporanea all’Arpinate, ha avuto la possibilità di esprimersi liberamente in pubblico, prima delle derive autocratiche del potere cesariano – ed averne fatto quindi il punto di partenza del processo emotivo, Cicerone si descrive immerso in una condizione di triste desiderium. Tale motus animi si declina in due esiti differenti: da un lato come risposta affettiva che muove dalla singola esperienza di un uomo per configurarsi quale sentimento che appartiene all’intera collettività privata della “voce” dell’eloquentia; dall’altro come risposta intellettiva eseguita dalla memoria, pubblica e privata, per ripensare l’eloquenza e le categorie di pensiero in funzione delle nuove generazioni di cui Bruto è simbolo.
This paper aims at pointing out the lexical and metaphorical representations of desiderium in Cicero’s Brutus. The Modern criticism of nostalgia in ancient Rome concern love and exile elegy, while this paper deals with the emotional process in Cicero’s work: it starts with a phase of perception, represented by the absence ensuing from Hortensius’ death, resulting in two different outcomes. The first one is the affect-laden response, the dolor, seen as a reaction of the whole of community, since Hortensius represents here the “voice of oratory”, lost as a consequence of Caesar’s autocracy; the other one is the intellectual response, the use of private and public memory, a reference to the past designed to embody the traditional categories of speech and thought in a form that is appropriate to the present and useful for the future.
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L’articolo presenta i caratteri e gli obiettivi di un’edizione, completa di traduzione e commento, del secondo e terzo libro della prima decade del De rebus Siculis di Tommaso Fazello (1498-1570). L’opera, apparsa per la prima volta a Palermo nel 1558, offre una completa e dettagliata descrizione geografica della Sicilia, supportata da un accurato esame autoptico e da un’attenta lettura delle fonti classiche, con particolare interesse per l’antichità. L’obiettivo generale dell’edizione è offrire uno strumento sicuro e aggiornato per l’utilizzo di quest’opera. Nel commento, in particolare, è stato affrontato il problema del metodo di Fazello e del suo debito nei confronti della ricerca antichistica precedente. Il suo testo, infatti, è stato finora quasi sempre considerato, acriticamente, il risultato di un’indagine esclusivamente autoptica. Al termine dell’articolo, viene discusso un passo del De rebus Siculis di controversa interpretazione, in cui il termine obsitus sembra avere l'insolito significato di ‘incolto’.
The article presents the characters and objectives of an edition, complete with translation and commentary, of the second and third books of the first decade of >De rebus Siculis by Tommaso Fazello (1498-1570). The work, which first appeared in Palermo in 1558, offers a complete and detailed geographical description of Sicily, supported by an accurate autoptic examination and a careful reading of the ancient written sources, with particular interest in classical antiquities. The overall aim of the edition is to offer a safe and up-to-date tool for the use of this work. The commentary, in particular, addresses the problem of Fazello’s method and his debt to the antiquarian research that preceded him. His text, in fact, has until now almost always been considered, uncritically, the result of an exclusively autoptic investigation. At the end of the article, a passage from De rebus Siculis of controversial interpretation is discussed, in which the term obsitus seems to have the unusual meaning of ‘uncultivated’.
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Nelle Epistulae Heroidum, Ovidio immagina che cosa e secondo quali modalità un’eroina del mito, sedotta e abbandonata e, in generale, lontana dal proprio partner, sia in grado di scrivere a costui, per esortarlo a ricambiare il sentimento d’amore, approfittando dell’occasione per raccontare la propria verità dei fatti, senza che questa sia filtrata dal sistema di valori dell’universo maschile. L’ipotesi è che alla base delle Heroides ci sia l’etopea, un praeexercitamen che, secondo la manualistica in lingua greca, nel genere epistolare trova terreno fertile, in quanto la lettera è lo strumento più idoneo all’espressione dell’ethos e degli adfectus dell’individuo, che si riversano nella scrittura. Nel tentativo di cogliere i dettagli della plausibile presenza dell’ethopoeia, si indagherà non solo la produzione ovidiana, ma anche la precettistica in lingua greca e latina, prendendo in esame, nello specifico, le parole di Ipsipile (Ov. epist. 6), la quale non si limita a persuadere il suo amato (suasoria), ma finisce per tratteggiare il suo ethos (ethopoeia), un ethos che inevitabilmente condiziona il modo in cui ella si rivolge a Giasone.
In Epistulae Heroidum, Ovid imagines what and how a heroine of myth, seduced and abandoned, and, in general, away from her partner, is able to write to him, in order to urge him to return love, taking the opportunity to tell her own version of the story, without it being filtered by the value system of the male universe. The hypothesis is that, at the core of Heroides, there is the ethopoeia, a praeexercitamen that, according to Greek manuals, finds fertile ground in the epistolary genre, because the letter is the most suitable tool for expression of ethos and adfectus of the individual, which converge into the writing. In an effort to grasp the details of the plausible presence of ethopoeia, we will investigate not only the Ovidian production, but also the Greek and Latin precepts, by examining, in particular, the words of Hypsipyle (Ov. epist. 6), who does not merely persuade her beloved (suasoria), but ends up describing her ethos (ethopoeia), an ethos which inevitably conditions the way she addresses Jason.
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Floro costruisce il racconto delle sanguinose vicende legate alla conquista della libertas allo scopo di dimostrare che, fin dalla nascita della res publica, erano presenti i germi di quella ferocia che porterà i Romani ad inseguire il lusso e il potere ad ogni costo. Questa cupido dominandi sarà alla base di quella depravazione morale poi sfociata nelle guerre civili.
Florus builds the story of the bloody events linked to the conquest of libertas in order to show that, since the birth of the res publica, there were the seeds of that ferocity that will lead the Romans to chase luxury and power at all costs. This cupido dominandi will be the basis of that moral depravity that will result in civil wars.
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