IL NEMICO. La costruzione di un modello culturale - Convegno

Scritto da Giusto Picone.

Mai come oggi appare incombente la minaccia di un nuovo - e ultimo - conflitto globale, esito dei tanti conflitti locali in atto a tutte le latitudini del nostro pianeta, vera e propria terza guerra mondiale ‘a pezzi’ già in corso, per riprendere le gravi parole di papa Francesco; mai come oggi comunità, nazioni, popoli appaiono segnati al loro interno da irriducibili contrapposizioni radicali: non può dunque stupire che in questo fosco scenario il discorso pubblico sia costantemente dominato dalla figura ideologica del nemico.

Il Convegno “Il nemico. La costruzione di un modello culturale”, promosso da CIDI di Palermo, Centro d’Ateneo Migrare dell’Università di Palermo e Editore Palumbo, si è proposto di mettere a confronto in ottica comparatista rappresentazioni e attribuzioni di questa figura culturale nell’antichità grecolatina e nella contemporaneità; la tavola rotonda conclusiva ha spostato il focus sulla ‘costruzione’ del nemico e sui diritti dei vinti, oggi sempre più ignorati e conculcati.

Gift Objects in Virgil’s Aeneid

Scritto da Lavinia Scolari.

 Abstract 

According to the anthropology of things, gifts are special objects with their own history and memory. They are able to promote, create and maintain social ties between people because of their role of cultural and personal meaning bearers (Gregory 1982b; Kopytoff 1986; von Reden 1995: esp. 60 f.). To some extent, this was also true in ancient Rome, where gift-giving was a widespread practice of reciprocity that allowed to weave a complex net of relationships. Such complexity is reflected in the most representative poem of Roman culture: Virgil’s Aeneid.

My paper aims to investigate the representation of the gift-objects in the Aeneid, having regard to the narrative devices and the cultural and mythical categories involved.

Parti del mondo: logiche del confine e della frontiera nella sezione geografica della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio

Scritto da Pietro Li Causi.

 Abstract 

Due to an organic view of Nature, the Plinian world is perceived as a living organism with its boundaries acting as joints that simultaneously separate and unite the territories. This anatomical perspective aids in conceptualizing the space governed by Rome as a ‘de-fragmented’ entity within which a potentially homogeneous humanity unfolds. For this reason, Pliny’s geography is constructed as a non-ethnographic discourse, wherein curiosities and marvelous details are documented primarily to demarcate the frontiers of the world, beyond which lies either the unknowable or the untamed.

«Al fine di tutt’i disii»: osservazioni su Dante (Pupi Avati, 2022)

Scritto da Domitilla Campanile.

 Abstract 

Questo articolo intende proporre un’analisi del film Dante (2022) di Pupi Avati. In primo luogo, si discutono le caratteristiche dei film ambientati nel Medioevo e si considerano le strutture narrative solitamente adottate in questo genere cinematografico. Sono poi riconosciuti nel film i temi principali tipici della filmografia di Avati: amicizia, tradimento, passione per l’avventura, fascinazione per la magia e la morte, ecc. In seguito, si esamina la struttura del film e il significato nella trama del viaggio, sia reale sia metaforico, che Boccaccio compie da Firenze a Ravenna per incontrare la figlia di Dante. Il regista cerca di recuperare il vero Dante e a tale fine sceglie di mettere in scena soprattutto la giovinezza del poeta e il suo amore per Beatrice, perché Dante, a suo parere, è concepibile solo come un ragazzo eternamente giovane e innamorato.

Il latino nell’opera di David Foster Wallace

Scritto da Alessandro Fabi.

 Abstract 

L’intero corpus di David Foster Wallace è caratterizzato da un costante ricorso al plurilinguismo, inteso tanto in senso sincronico quanto in ottica diacronica. In questo aspetto rientra l’impiego del latino classico, di cui il narratore, senza pretese di specialismo, si serve a più livelli. Nonostante emergano alcune imprecisioni e qualche passo risulti discutibile, è prevalente un utilizzo del latino come lingua viva: esso è animato da un concreto interesse per la grammatica normativa ed è arricchito dalla presenza di riflessioni saldamente ancorate alla linguistica storica. In assenza di indagini sistematiche rivolte al rapporto tra Wallace e il latino, il presente studio si propone di avviare un’analisi su diverse casistiche, che spaziano dal generale legame dello scrittore con la cultura classica fino a più minute questioni connesse all’uso: tali elementi, benché frutto di uno spoglio ancora parziale, permettono di isolare alcune peculiari tendenze stilistiche che ad oggi non sembrano essere state ancora approfondite a pieno.