Introduzione

Scritto da Valeria Viparelli.

Il 25 novembre del 2011 si svolse a Roma il “I Seminario nazionale per dottorandi e dottori di ricerca in studi latini” aperto a giovani studiosi, di nazionalità italiana o straniera, che fossero frequentanti un corso di dottorato (o che avevano conseguito il titolo di dottore di ricerca da meno di tre anni presso un’Università italiana) e la cui tesi vertesse su argomenti inerenti la lingua e la letteratura latina di qualsiasi epoca. L’iniziativa, promossa dalla Consulta Universitaria di Studi Latini (CUSL), nacque dal proposito di conoscere e far conoscere i progetti di ricerca in corso di svolgimento presso le scuole di dottorato italiane e soprattutto di offrire ai giovani studiosi attivi nell’ambito degli studi latini l’opportunità di pubblicizzare i risultati del loro lavoro. Il successo dell’iniziativa, che aveva in Italia ancora un carattere sperimentale e innovativo, ha incoraggiato il Direttivo della Consulta a organizzare, con le stesse modalità e gli stessi criteri, un secondo seminario, quello di cui qui si pubblicano gli Atti, che si è svolto a Roma il 22 novembre 2013.

Il XII libro di Marziale e la metapoetica dei luoghi

Scritto da Sara Sparagna.

Il XII libro di Marziale è un testo complesso e problematico per molteplici ragioni filologiche e storiche. Tradizionalmente visto dagli studiosi come una raccolta di componimenti costituita da un librarius nella sua edizione lunga, questo libro rivela, ad una lettura più attenta, alcuni indizi di unitarietà. Il contrasto fra i tempi e gli spazi (principalmente la Roma del passato e la Spagna del presente) è un buon modo per evidenziare la volontà autoriale e la sua selezione di poemi. Studiare le reti semantiche con un rilevante significato metapoetico può aiutare a mettere a fuoco questa prospettiva interpretativa.

Alcune riflessioni sul concetto di spazio a partire dal XII libro degli epigrammi di Marziale

Scritto da Roberto Mori.

Il concetto di spazio in Marziale è stato spesso esaminato sotto numerosi punti di vista. In questo breve contributo si cerca di dimostrare come esso sia dinamico e sfugga perciò a rigide classificazioni o facili dicotomie, quali campagna/città e Roma/Spagna. Sulla scia delle riflessioni scaturite dalla lettura di alcuni epigrammi del XII libro, si tenterà al contrario di mettere in luce che per Marziale lo spazio è relativo: il luogo in cui egli è a proprio agio è infatti uno spazio sociale, che si può trovare a tutte le longitudini.

"Vitae praecepta beatae". Dialogo e voci in Hor. "Sat." II 3, II 4 e II 7

Scritto da Lorenzo De Vecchi.

All'interno del II libro delle Satire, il significato di II 3, II 4 e II 7 presenta speciali difficoltà, che riguardano il complesso rapporto tra le diverse voci che vi prendono parte: il personaggio di Orazio, i suoi interlocutori, gli autori dei monologhi che occupano il centro di ciascuna satira, Orazio l'autore e, naturalmente, il lettore. Questo articolo vuole mettere in rilievo l'autonomia e l'autorità che, come già altri hanno notato, questi monologhi assumono nelle rispettive satire. L'ironia dell'autore si può percepire piuttosto nella cornice dialogica dei componimenti, dove la voce di Orazio agisce come una sorta di specchio deformante rispetto a quella dell'interlocutore. Dunque serietà e parodia, elaborazioni filosofiche e negazione di ogni dogmatismo filosofico, sono strettamente congiunte in satire che costituiscono variazioni sul tema nullius iurare in verba magistri. La difficoltà di lettura dipende appunto dalla raffinata ambiguità di questi componimenti.

Tra moralismo diatribico e "sal niger" oraziano: per l’esegesi dell’epistola 119 di Seneca

Scritto da Barbara Del Giovane.

Il contributo propone una lettura dell’epistola 119 di Seneca come testo da considerare alla stregua di un vero e proprio “manifesto” della vocazione ascetica, che caratterizza gli ultimi anni di vita del filosofo. L’analisi intende mettere in luce il complesso intreccio tra la rielaborazione senecana di topoi diatribici e la presenza di un filtro poetico oraziano relativamente al genus bioneum. La citazione oraziana dalle Satire (Sat. I 2, 27) è infatti sapientemente inserita in un tessuto retorico in cui pare emergere anche un tentativo senecano di “mimesi” stilistica satirica.