Introduzione
Nel panorama dell’odierna globalizzazione, “dell’industria culturale” e dell’“uomo-robot”, gli studi umanistici vivono, di fatto, una crisi assai profonda, parendo ormai condannati senza scampo a rivestire un ruolo del tutto marginale nella società contemporanea, destinato a una subalternità ancor più netta nei decenni a venire. La sensazione che essi rappresentino una sorta di retaggio “parassitario” di un passato abbondantemente superato trova, peraltro, precisi riscontri nelle politiche nazionali e sovranazionali, ormai del tutto assorbite dalle logiche del mercato e da un pragmatismo estremo ed estraniante, che ad oggi appaiono per nulla interessate a invertire questa tendenza. Già da parecchi anni, tale condizione sembra essere stata ampiamente avvertita dagli addetti ai lavori, determinando reazioni diverse e spesso complementari. Che si sia voluto sottolineare la specificità e la potenziale alterità delle humanities rispetto all’unidimensionale sistema assiologico predominante, al fine di valorizzarne l’intrinseca “inattualità” in chiave civico-democratica; che si sia cercato, quasi in una sorta di “riscossa”, di individuare in esse la capacità di favorire l’acquisizione di competenze “esclusive”, spendibili proficuamente nel mondo della produzione e del lavoro; o ancora, che ci si sia rifugiati in una rigida e isolata difesa di prerogative e conoscenze specifiche; in ogni caso, è egualmente emersa l’urgenza di ripensare a una nuova dimensione per lo studioso umanista, per quanto spesso, purtroppo, queste riflessioni siano sostanzialmente rimaste estranee ai principali canali socioculturali, operando in definitiva, con pochissime eccezioni, come una flebile voce “fuori campo” in un contesto di pura autoreferenzialità.
Inserendosi a pieno nella temperie storicosociale appena richiamata, il dottorato di ricerca in Studi letterari, filologico-linguistici e storico-culturali, attivo dal 2013 presso l’ateneo palermitano, non nasce solamente come un percorso di formazione avanzata nell’ambito delle discipline umanistiche, ma soprattutto come spazio di confronto e dialogo tra saperi umanistici, contemporaneità e territorio, con una specifica attenzione all’inter- e multiculturalismo, all’analisi critica dei modelli identitari, ai processi culturali di inclusione e alla cittadinanza democratica in prospettiva sovranazionale e antidiscriminatoria.
Il convegno internazionale Saperi umanistici nella contemporaneità (Palermo 17-18 settembre 2015), organizzato dai dottorandi della stessa scuola di dottorato (XXIX e XXX ciclo), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università degli Studi di Palermo e il Centro di studi filologici e linguistici siciliani, rappresenta un momento importante di questo percorso formativo, una sorta di “sfida” lanciata a noi dottorandi e organizzatori per confrontarci, al di fuori e al di là dei nostri studi individuali, con le complesse dinamiche che si consumano tra ricerca umanistica e mondo odierno. In tal senso, il convegno ha inteso innanzitutto offrire uno spazio di discussione sul tema della possibile inte(g)razione tra discipline umanistiche e società coeva. Se un elemento comune può essere indicato nei diversificati interventi di quanti, tra dottorandi, ricercatori, docenti universitari e di scuola secondaria, hanno preso parte all’evento, questo va infatti rintracciato nella volontà di oltrepassare i limiti della sempre più indotta ipersettorializzazione di compagini disciplinari contigue per natura, in favore di un dialogo costruttivo e di interscambio; ovvero nella ricerca di soluzioni sperimentali, sostanziata in molti casi da una curiosità sempre più viva nei confronti delle nuove tecnologie, utile a un rinnovamento dei vari ambiti di studio. Dunque, seppur secondo prospettive, finalità e metodi assolutamente differenti (dall’analisi interdisciplinare alle ricerche intertestuali, passando per le modalità di una necessaria ed efficace restituzione e divulgazione dei dati, fino a giungere alle digital humanities e alle riformulazioni teoriche in materia didattica) si è attraversato il settore delle scienze umanistiche con l’obiettivo principale di restituire a queste ultime una collocazione centrale nonché un senso pregnante e una validità operativa nella complessa architettura socioculturale odierna.
I contributi selezionati e qui raccolti – e a tal proposito, ringraziamo la prof.ssa Valeria Viparelli e il prof. Giusto Picone, insieme al comitato scientifico e redazionale di ClassicoContemporaneo, per lo spazio che sin da subito ci è stato offerto – costituiscono una buona sintesi delle diverse “voci” ed esperienze che si sono via via confrontate durante le due giornate di lavoro le cui tematiche hanno spaziato dalla linguistica alla dialettologia italiana, dalla letteratura classica a quella contemporanea, dalla storiografia antica agli archivi e database museali ed epigrafici online, dalla filologia romanza a quella digitale. Ciò che risulta più evidente dalla visione globale della raccolta, ma anche dalla lettura dei singoli contributi, è di certo uno sguardo “caleidoscopico”, variegato e innovativo che cerca di riconsiderare secondo approcci e soluzioni diversi la questione relativa alla complessa e a volte inconciliabile dialettica tra saperi umanistici e contemporaneità, con un rigore in termini epistemologici e metodologici quanto mai necessario per (tentare di) ottenere una certa incidenza e un chiaro riconoscimento nella civiltà contemporanea.
Palermo, 24 aprile 2018
Giovanni Sampino e Francesco Scaglione