Copertina Biblioteca di Classico Contemporaneo

Il rito dello spettacolo. Una favola politica di Sergio Antonielli

Scritto da Marie Louise Crippa.

Abstract

Il confronto con il passato è prerogativa culturale e umana di qualsiasi civiltà letteraria: il punto di riferimento per misurare tanto i processi stilistici ed espressivi, quanto quelli morali e intellettuali in atto. Nel 1969 Sergio Antonielli sceglie di reinterpretare la delicata realtà politica e sociale italiana ricorrendo ad uno dei generi antichi per eccellenza, la favola, e capovolgendone i tradizionali canoni simbolici. Ne Il rito dello spettacolo, l’autore – già distintosi nella scena editoriale per due romanzi allegorico-animalistici, La tigre viziosa (Torino, 1954) e Il venerabile orango (Milano, 1962) – raffigura, sotto mentite spoglie esopiane, la condizione degli intellettuali nell’Italia coeva: dei delfini costretti a dare spettacolo in una vasca, scissi fra il compiacimento edonistico ed il rifiuto intransigente, il desiderio di fuga e quello di fama. La favola di Antonielli non si chiuderà con una verità ma con una domanda: «E se una volta ributtati a mare non sappiamo più starci? Chi se lo ricorda più, come si fa? Può darsi che ci venga il bisogno di ritrovarci in una vasca, di ritirarci in qualche angolino di bassofondo, col fiatone, con la paura dello spazio. Può darsi che si muoia, per eccesso di vita». Il testo ci offre l’occasione per riflettere sulle evoluzioni e trasformazioni subite dalla tradizione favolistica nella modernità letteraria.

 

Comparison of the past is a cultural and human prerogative for any literary civilization: the point of reference for evaluating both stylistic and expressive processes, and moral and intellectual processes. On 1969, Sergio Antonielli reinterpreted the political and social reality of Italy by resorting to one of the oldest genres of classic literature, the fairytale, and overturning traditional symbolic canons. The author of Il rito dello spettacolo – who already distinguished in the editorial scene for two allegorical-animalistic novels, La tigre viziosa (Torino, 1954) and Il venerabile orango (Milano, 1962) – describes, by Esopo mode, the state of intellectual class in Italy: dolphins forced to show in a pool, are irresolute about hedonistic gratification and intransigent opposition, about the desire to escape and that of fame. The bottom line will be not moral of the story, but a new question: «E se una volta ributtati a mare non sappiamo più starci? Chi se lo ricorda più, come si fa? Può darsi che ci venga il bisogno di ritrovarci una vasca, di ritirarci in qualche angolino di bassofondo, col fiatone, con la paura dello spazio. Può darsi che si muoia, per eccesso di vita». The text gives us the opportunity to reflec about evolution and transformation of the fairytale’s tradition in literature of twentieth century.

 

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