Copertina Biblioteca di Classico Contemporaneo

Note a Ov. epist. 6: a scuola di ethopoeia

Scritto da Noemi Corlito.

Abstract

Nelle Epistulae Heroidum, Ovidio immagina che cosa e secondo quali modalità un’eroina del mito, sedotta e abbandonata e, in generale, lontana dal proprio partner, sia in grado di scrivere a costui, per esortarlo a ricambiare il sentimento d’amore, approfittando dell’occasione per raccontare la propria verità dei fatti, senza che questa sia filtrata dal sistema di valori dell’universo maschile. L’ipotesi è che alla base delle Heroides ci sia l’etopea, un praeexercitamen che, secondo la manualistica in lingua greca, nel genere epistolare trova terreno fertile, in quanto la lettera è lo strumento più idoneo all’espressione dell’ethos e degli adfectus dell’individuo, che si riversano nella scrittura. Nel tentativo di cogliere i dettagli della plausibile presenza dell’ethopoeia, si indagherà non solo la produzione ovidiana, ma anche la precettistica in lingua greca e latina, prendendo in esame, nello specifico, le parole di Ipsipile (Ov. epist. 6), la quale non si limita a persuadere il suo amato (suasoria), ma finisce per tratteggiare il suo ethos (ethopoeia), un ethos che inevitabilmente condiziona il modo in cui ella si rivolge a Giasone. 


 In Epistulae Heroidum, Ovid imagines what and how a heroine of myth, seduced and abandoned, and, in general, away from her partner, is able to write to him, in order to urge him to return love, taking the opportunity to tell her own version of the story, without it being filtered by the value system of the male universe. The hypothesis is that, at the core of Heroides, there is the ethopoeia, a praeexercitamen that, according to Greek manuals, finds fertile ground in the epistolary genre, because the letter is the most suitable tool for expression of ethos and adfectus of the individual, which converge into the writing. In an effort to grasp the details of the plausible presence of ethopoeia, we will investigate not only the Ovidian production, but also the Greek and Latin precepts, by examining, in particular, the words of Hypsipyle (Ov. epist. 6), who does not merely persuade her beloved (suasoria), but ends up describing her ethos (ethopoeia), an ethos which inevitably conditions the way she addresses Jason.

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