Nuove ricerche sugli epigrammi e la poetica di Tito Pomponio Attico
Abstract
Questo contributo ha l’obiettivo di delineare un aspetto quasi inesplorato negli studi su Tito Pomponio Attico, autore di cui sfortunatamente non ci sono pervenute opere integre, ma che era attivo nella Roma tardo-repubblicana nel campo della storiografia e delle opere erudite e antiquarie. Attraverso le testimonianze riguardanti i suoi epigrammi, si può ulteriormente arricchire il quadro della sua poetica e comprendere meglio i suoi interessi e la sua collocazione all’interno del canone di età repubblicana. Cicerone testimonia una dotta produzione dedicata alla ninfa Amaltea, consistente in epigrammata, poemata e historiae, probabilmente redatti in greco. Nepote e Plinio il Vecchio ci parlano invece di epigrammi celebrativi polimetrici per notabili romani (similmente alle Imagines di Varrone), raccolti successivamente in un volumen.
This paper aims to explore a relatively uncharted area in the study of Titus Pomponius Atticus, an author whose complete works have unfortunately not survived. Active in late Republican Rome, Atticus contributed to historiography, erudite writing, and antiquarian studies. The surviving testimonies regarding his epigrams offer valuable insights into his poetics, literary interests, and position within the late Republican literary canon. Cicero’s writings attest to an erudite body of work dedicated to Amalthea (epigrammata, poemata, and historiae, likely composed in Greek). Nepos and Pliny the Elder, on the other hand, mention celebratory polymetric epigrams for Roman notables, similar in theme and function to Varro’s Imagines, which were later collected into a volume.
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