ULISSE. Il mito e il mare. Opere di Tiziana Morganti (Roma)
Dal 21 Giugno 2018 al 02 Luglio 2018
Palazzo Firenze (Roma)
Il mare. E’ l’elemento mitico per definizione, anzi l’incarnazione nell’immaginario umano del Mito stesso, il primo elemento; prima di ogni cosa il mare è. Il viaggio come metafora del percorso esistenziale e in Ulisse si configura il viaggiatore in assoluto, l’eroe che percorre il Mistero anelando eternamente al suo ritorno. Nel mare egli vive dove si rinnova perenne il suo destino.. Il mare rappresenta da sempre agli occhi dell’Uomo l’infinito cosmico dove si consuma la parabola del Fato, è il tramite ideale con gli eventi celesti, traccia visibile dell’Assoluto e imperituro.
L’Uomo, fin dai suoi sconvolgenti primordi, ha visto nel mare la vita, la morte e il ciclo del suo perpetuarsi, fin dal primo racconto, la favola stessa del Mondo. E nel mare gli eroi e semidei nostri antenati, Giasone, Enea, Ulisse e tutti gli altri audaci che osarono il grande viaggio, folli marinai dell’incognito, ci lasciarono in dote lo spirito tenace del loro coraggio. L’evento espositivo si prefigge di raccontare o meglio di evocare, visivamente attraverso i dipinti di Tiziana Morganti e il commento poetico di Luigi Massimo Bruno che direttamente si ispira alla sua opera pittorica, il senso e la profondità del Mito nel tentativo di ricongiungersi alle radici più remote ed affascinanti del proprio esistere. Ulisse e la sua leggendaria avventura ne sono la rappresentazione ideale. Nella pittura di Tiziana Morganti vi è già connaturata la materia e la maniera di questa ermetica indagine. Nel suo stile nitido e apparentemente classico vibra la surreale presenza della Divinità, dell’invisibile Mistero che contempla un’Umanità ideale fatta protagonista stessa dell’infinita vicenda. Nell’apparente immobilità del suo spazio, nella luce meridiana della sua pittura, si assommano taciti tutti i viaggi intrapresi e il loro fatale termine. Il mare, come enorme creatura primordiale, è rappresentato ora placido, ora tempestoso, ora cupo, ora sereno, aurorale e notturno, come nel raccontare le cangianti vicende dell’uomo e dell’eroe. Le liriche di Luigi Massimo Bruno sono scritte e adeguate ai soggetti pittorici, nello stile evocativo e atemporale che è proprio dell’autore. Lo scritto di volta in volta è affiancato al tema del dipinto e alla sua resa pittorica.