Due letture della defectio di Taranto: Livio (25, 7-11) e Polibio (8, 24-31)
Il contributo conduce un’analisi comparata della versione liviana della defectio di Taranto (Liv. 25, 7-11) e della corrispondente versione di Polyb. (8, 24-34). Le somiglianze fra i due testi a livello di impostazione narrativa e di scelta degli argomenti confermano l’uso di Polibio come fonte primaria, ma anche specificano le caratteristiche della tecnica compositiva liviana e il rapporto con il modello greco. Si tratta di un rapporto complesso, che va dalla semplice aderenza alla rielaborazione personale fino al manifesto adattamento a una prospettiva romanocentrica. Tale operazione si concretizza nell’omissione di dati, in silenzi eloquenti e in indulgenze ad un tipo di storiografia “drammatica”, più congeniale di quella polibiana al pubblico di età augustea. Ciò che non si incontra mai nella rielaborazione liviana della fonte sono falsificazioni e stravolgimenti, anzi il modello viene sempre trattato con integrità intellettuale e rispetto della storia.
The article conducts a comparison of the account of the defectio of Tarentum in Livy (25, 7-11) and in Polybius (8, 24-34). The similarities between the two texts in terms of narrative framework and choice of the arguments confirm Livy’s use of Polybius as a direct source for these events, but also clarify the characteristics of Livy’s tecniques and the relationship with the Greek model. It is a complex relationship, ranging from simple adherence to personal reworking up to the manifest adaptation to a Roman perspective. This operation takes the form of the omission of data, eloquent silences and indulgences to a type of “dramatic” historiography, more congenial than the Polybian Histories to the readers of the Augustan age. What is never encountered in Livian's reworking of the source are falsifications and distortions; indeed, the model is always treated with intellectual integrity and respect for history.
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