Hic sunt Hobbits. La “realizzazione” di un paesaggio virtuale

Scritto da Marco Picone.

Il contributo si propone di descrivere due potenti dispositivi che Tolkien ha adoperato per consolidare la sua rappresentazione della Terra di Mezzo e renderla il più possibile vicina alla realtà: le mappe e i paesaggi. Entrambi sono utilizzati come strumenti che trasformano la geografia epica e virtuale de Il Signore degli Anelli in una concreta rievocazione della situazione europea vissuta da Tolkien. In particolare, saranno descritte tre specifiche aree: la Contea, casa degli Hobbit e monumento al vecchio spirito di Englishness; Moria, il labirinto profondo e abissale; Mordor, l’infernale macchina da guerra. Attraverso l’analisi di un caso particolare, il contributo mostrerà come la Terra di Mezzo, benché inizialmente ispirata a e derivata da paesaggi europei esistenti, sia ora diventata a sua volta fonte di ispirazione per il mondo reale: un caveat sul potere dell’epica, anche nella nostra società (post-)moderna. 

This paper aims at describing two powerful tools that Tolkien used to strengthen his representation of Middle-earth and make it as close as possible to reality: maps and landscapes. Both are used as instruments that transform the epic and virtual geography of The Lord of the Rings into a concrete re-enactment of the European situation that Tolkien lived. In particular, three peculiar areas will be described: the Shire, home of the Hobbits and monument to the old spirit of Englishness; Moria, the abyssal and abysmal labyrinth; and Mordor, the infernal machine of war. Through the analysis of a peculiar case, the paper will show how Middle-earth, although initially inspired and derived from existing European landscapes, has now become in its turn a source of inspiration for the real world: a caveat of the power of epics, even in our (post-)modern society.

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