Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Percorsi, rifrazioni e mutazioni di una sententia tacitiana divenuta slogan
Il contributo ricostruisce la fortuna della sententia di Tacito ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (Agr. 30, 4), che, a partire soprattutto dalla seconda metà dell’Ottocento, si è affermata come uno dei più citati geflügelte Worte di origine latina, usato soprattutto (ma non solo) in ambito politico, tanto da divenire un vero e proprio slogan della contestazione anti-imperialista. Sono state analizzate in modo capillare circa 120 occorrenze, che spaziano dal riuso colto e letterario alla comunicazione di massa e ai consumi culturali. La sistematicità dell’indagine ha permesso non solo di districare la complessa trama dei contesti e delle influenze culturali che hanno determinato tale fortuna, ma anche di proporre alcune considerazioni più generali a carattere metodologico ed epistemologico, a partire da un caso paradigmatico delle dinamiche comunicative ed ermeneutiche che presiedono alla percezione e alla risemantizzazione della tradizione classica.
The paper reconstructs the Fortleben of Tacitus’ sentence ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (Agr. 30, 4), one of the most quoted Latin mottoes, especially used, since the second half of 19th century, in political field and as an anti-imperialist slogan. About 120 occurrences (derived from literature, but also from mass media and cultural entertainment) are examined. Such a systematic analysis allows to better understand the background and the cultural influences determining the Fortleben, and also to propose some general considerations on methodology and epistemology, since the sentence of Tacitus is paradigmatic of the communicative and hermeneutical dynamics shaping the perception and re-semantisation of classical tradition.
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