Scritto da Lorenzo Avola - Roberta Bellitti - Salvatore Di Liberto.
Il presente contributo raccoglie gli Atti del Convegno di Studi “J.R.R. Tolkien: Viaggio ed Eroismo ne Il Signore degli Anelli”, svoltosi il 17 novembre 2014 a Palermo, presso i locali messi a disposizione dall’Università (Aula Magna dell’edificio 12, ex Facoltà di Lettere e Filosofia) e organizzato dall’associazione culturale La Casa Gialla, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche della Scuola delle Scienze Umane e del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Palermo.
A partire dalla convinzione che alla base delle opere di Tolkien vi sia molto di più di un racconto di fantasia, il Convegno “J.R.R. Tolkien: Viaggio ed Eroismo ne Il Signore degli Anelli” si è proposto di fornire un’analisi tematica dell’opera di Tolkien, con attenzione specifica al Signore degli Anelli, nel tentativo di mettere in luce i rapporti vigenti tra il corpus tolkieniano e le categorie del sapere mitico e della tradizione epico-narrativa nordica e classica che formano il sostrato della sua ispirazione ed emergono da una lettura attenta dei testi, libera da pregiudizi teorici e di genere. Infatti, benché noto principalmente per essere l’autore de Il Signore degli Anelli e comunemente annoverato tra i padri del genere fantasy, J.R.R. Tolkien fu molto più di questo.
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Il seguente contributo ha lo scopo di esaminare la specificità dell’eroismo nelle opere di J.R.R. Tolkien, con particolare riferimento a quello dimostrato dagli Hobbit durante i rispettivi viaggi nelle opere principali dello scrittore. Dal confronto ragionato tra i due protagonisti Bilbo Baggins e suo nipote Frodo, dei veri e propri anti-eroi moderni carichi di contraddizioni e consapevoli dei propri limiti, si intende individuare un eroismo parallelo a quello incarnato dagli uomini e da Aragorn, ovvero un percorso in cui le numerose prove a cui è sottoposto l’eroe conducono a un rinnovamento del mondo. Nel caso degli Hobbit, la via conduce a una crescita personale, ma che li separerà dalla comunità della Contea. Ciò si lega direttamente al tema dell’esilio e del ritorno: in Tolkien, infatti, per entrambi questi piccoli Portatori dell’Anello, toccati profondamente dal Male, non c’è più posto nella Terra di Mezzo. E se Bilbo ha lasciato volontariamente la Contea per trovare riposo tra gli Elfi, questo non può essere sufficiente per Frodo, che non troverà mai più pace. Così il tema del viaggio, pur seguendo direttrici diverse avrà lo stesso esito, l’esilio, altro motivo fondamentale per le opere dello scrittore inglese.
The following paper aims to examine the specific nature of heroism in the works of J.R.R. Tolkien, with particular reference to that demonstrated by the Hobbits during their travels in writer’s major works. By a reasoned comparison between the two main characters Bilbo Baggins and his nephew Frodo, true anti-modern heroes loaded with contradictions and conscious of their own limits, we intend to find a symmetrical heroism to that embodied by men and by Aragorn, or a path full of trials leading to a renewal of the world. In the case of the Hobbits, the path leads to personal growth, but that will separate them from the communities of the Shire. This is directly linked to the themes of exile and return: in Tolkien’s work, in fact, for both these Ring-bearers, deeply touched by the Evil, there is no more place in Middle-earth. And if Bilbo left the Shire voluntarily to find rest between the Elves, this may not be enough to Frodo, he shall not find peace ever. So the theme of the journey, while following different lines, will have the same outcome, exile, another fundamental motif in Tolkien’s works.
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Il contributo si propone di descrivere due potenti dispositivi che Tolkien ha adoperato per consolidare la sua rappresentazione della Terra di Mezzo e renderla il più possibile vicina alla realtà: le mappe e i paesaggi. Entrambi sono utilizzati come strumenti che trasformano la geografia epica e virtuale de Il Signore degli Anelli in una concreta rievocazione della situazione europea vissuta da Tolkien. In particolare, saranno descritte tre specifiche aree: la Contea, casa degli Hobbit e monumento al vecchio spirito di Englishness; Moria, il labirinto profondo e abissale; Mordor, l’infernale macchina da guerra. Attraverso l’analisi di un caso particolare, il contributo mostrerà come la Terra di Mezzo, benché inizialmente ispirata a e derivata da paesaggi europei esistenti, sia ora diventata a sua volta fonte di ispirazione per il mondo reale: un caveat sul potere dell’epica, anche nella nostra società (post-)moderna.
This paper aims at describing two powerful tools that Tolkien used to strengthen his representation of Middle-earth and make it as close as possible to reality: maps and landscapes. Both are used as instruments that transform the epic and virtual geography of The Lord of the Rings into a concrete re-enactment of the European situation that Tolkien lived. In particular, three peculiar areas will be described: the Shire, home of the Hobbits and monument to the old spirit of Englishness; Moria, the abyssal and abysmal labyrinth; and Mordor, the infernal machine of war. Through the analysis of a peculiar case, the paper will show how Middle-earth, although initially inspired and derived from existing European landscapes, has now become in its turn a source of inspiration for the real world: a caveat of the power of epics, even in our (post-)modern society.
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Il contributo mira a esaminare le relazioni vigenti tra le opere tolkieniane e l’Eneide di Virgilio, con particolare riferimento al motivo mitico del viaggio. Dal confronto ragionato tra l’epos latino e la mitopoiesi di Tolkien si intende sviluppare un’analisi dei temi principali riguardanti i motivi del viaggio e dell’esilio: il fardello del potere e dell’eletto del fato (Enea fato profugus e Aragorn Re Ramingo), con attenzione a Enea, spossato dai labores e asservito al volere dei fata, e al ritorno di Aragorn come Re. Ciò si lega direttamente al tema dell’esilio e del ritorno: Virgilio rappresenta i Troiani giunti nel Lazio come eredi dell’italico Dardano tornati a casa; in Tolkien, il modulo del ritorno non riguarda solo il re di Gondor, ma anche il Portatore dell’Anello e gli Elfi. Il tema del viaggio costituisce così una direttrice essenziale dei due corpora, sul piano formale e su quello narrativo.
The paper aims to examine the relations between the works of Tolkien and Virgil’s Aeneid, with particular reference to the mythical motif of the journey. By a reasoned comparison between the Latin epos and Tolkien’s mythopoiesis, we intend to develop an analysis of the main topics involving the motives of journey and exile: the burden of power and the elect of fate (Aeneas fato profugus and Aragorn King Ranger), with a specific focus on Aeneas, exhausted by labores and subservient to the will of the fata, and the return of Aragorn as King. This is directly linked to the themes of exile and return: Virgil represents the Trojans arrived in Latium as heirs of italic Dardanus come back home; in Tolkien, the pattern of return doesn’t concern only the king of Gondor, but also the Bearer and the Elves. Thus, the motif of the journey appears as an essential guideline in both of the corpora, in the concept of formal and narrative level.
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Questo elaborato intende dimostrare come Tolkien, nel Signore degli Anelli, abbia costruito il personaggio dell’eroe Aragorn muovendo da una base mitico-leggendaria e impiantando su di essa la personalità di un personaggio moderno, carico di contraddizioni e consapevole dei propri limiti. Il viaggio di Aragorn lungo tutto il romanzo è un tipico «viaggio dell’eroe» (J. Campbell), ovvero un percorso irto di prove che conduce a un rinnovamento del mondo. Aragorn è il re che ritorna, un topos leggendario che ha attraversato i secoli. Ed è anche un re sacro, dotato di potere taumaturgico. Al tempo stesso però la sua figura eccepisce al canone rappresentato dagli antichi eroi delle leggende e della letteratura epica, per presentarsi sotto una luce assai diversa. Aragorn perde se stesso come eroe, e questo è il necessario punto di partenza per ritrovare il suo ruolo di eroe dal volto umano. Il suo carico di dubbi e le sue molteplici identità, da Grampasso a re Elessar, aiutano Aragorn a modulare il proprio comportamento e le proprie prospettive, tenendolo lontano dagli eccessi dell’eroe e trasformandolo in un personaggio propriamente moderno. In questo senso si può dire che Aragorn sia un esempio emblematico del modus operandi di Tolkien, ovvero un caso di studio fondamentale per capire l’intero lavoro narrativo di Tolkien.
This paper sets out to demonstrate how J.R.R. Tolkien in The Lord of the Rings has built the figure of Aragorn the hero starting from a mythical-legendary base and moving towards the personality of a modern character, loaded with contradictions and conscious of his own limits. Aragorn’s journey during the novel is a typical «hero’s journey» (J. Campbell), i.e. a route full of trials leading to a renewal of the world. Aragorn is the king who returns, a legendary topos over the centuries. He’s also a sacred king with his thaumaturgic power. But at the same time his figure betrays the canon represented by the ancient heroes of legends and epic literature, appearing under a different light. Aragorn loses himself as a hero, and this loss becomes the necessary starting point for finding his role as both hero and human. His burden of doubts and his multiple identities, from Strider to king Elessar, help Aragorn to modulate his beaviour and perspectives, keeping him away from the excesses of the hero and transforming him into a properly modern character. In a sense we can say that Aragorn is an emblematic example of Tolkien’s modus operandi, a case study central for properly understanding Tolkien’s whole narrative ouvre.
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