Parti del mondo: logiche del confine e della frontiera nella sezione geografica della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio
Abstract
Due to an organic view of Nature, the Plinian world is perceived as a living organism with its boundaries acting as joints that simultaneously separate and unite the territories. This anatomical perspective aids in conceptualizing the space governed by Rome as a ‘de-fragmented’ entity within which a potentially homogeneous humanity unfolds. For this reason, Pliny’s geography is constructed as a non-ethnographic discourse, wherein curiosities and marvelous details are documented primarily to demarcate the frontiers of the world, beyond which lies either the unknowable or the untamed.
Come effetto di una visione organicistica della Natura, il mondo pliniano è pensato come un corpo vivente, i cui confini sono come articolazioni e giunture che, allo stesso tempo, separano e uniscono i territori individuati dalla descriptio dei libri III-VI. Quest’ottica anatomica contribuisce a connotare lo spazio dominato da Roma come entità ‘deframmentata’ all’interno della quale si dispiega una umanità potenzialmente uniforme. È per questo motivo che la geografia pliniana si costruisce come un discorso ‘non etnografico’, in cui le curiosità e le notizie mirabili sono registrate solo per marcare quelle che vengono pensate come le frontiere del mondo, al di là delle quali si colloca ora ciò che non è umanamente conoscibile, ora il selvatico e il ferino.
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