Da Norden a Horsfall, un secolo di inferi virgiliani
Virgil, ‘Aeneid’ 6. A Commentary, a cura di Nicholas Horsfall, pubblicato in inglese dall’editore tedesco De Gruyter in due volumi (Berlino 2013, pp. XL-706, € 169,95).
Per Virgilio le cose sono radicalmente cambiate all’inizio del Novecento grazie soprattutto al contributo di uno studioso tedesco, Richard Heinze, che con un colpo di fucile liberò l’Eneide dall’incantesimo a cui l’avevano sottoposta i romantici. Le quotazioni del massimo poeta latino erano scivolate molto in basso in Germania, sino a quando – come ha sintetizzato Franco Serpa – «la critica virgiliana moderna, non più né accademica, né romantica, né sentimentale e cristiana, dette di sé la prima prova, che segnò un’epoca»: la Virgils epische Technik – questo il titolo della monografia di Heinze uscita nel 1903 – «è forse il più bel libro (bello nel senso di rigoroso, autorevole, completo, chiaro) che sia stato scritto su Virgilio; ma è anche, in sé, uno dei saggi più perfetti di critica letteraria, per sapienza teorica e solidità di lettura.
Si tratta, insomma – conclude Serpa –, di uno di quei libri che avvertono, accolgono e rendono evidenti e necessarie le idee maggiori del loro tempo; e con ciò senza enfasi, senza arroganza, cambiano il corso degli studi».
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