Kevin Spacey legge Il Pugile di Gabriele Tinti

Scritto da Gabriele Tinti. Pubblicato in: Scena

Gabriele Tinti, del quale abbiamo già pubblicato alcuni testi, ci ha trasmesso notizia della performance di Kevin Spacey.
Ritenendo che essa sia di interesse per i nostri lettori, pubblichiamo il link del video sulla sezione Presenze Classiche – Scena di ClassicoContemporaneo e, nel PDF allegato, le relative informazioni forniteci dallo stesso Tinti.

La Redazione di ClassicoContemporaneo

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Discorrendo su Il primo re

Scritto da Nicola Terrenato. Pubblicato in: Scena

La tentazione di rimarcare inesattezze in un film (o in un romanzo) ambientato in un periodo che si conosce bene è forte per tutti.

Come però sa chiunque si sia lasciato andare al facile piacere di deridere e criticare, si diventa rapidamente stucchevoli. In senso più ampio, atteggiamenti di questo genere non aiutano la causa delle discipline intellettuali, specie in questi tempi difficili. Confesso che mentre guardavo Il primo re in un DVD italiano faticosamente fatto arrivare in America, non ho potuto evitare di sbuffare di fronte a asce, maschere e altra cultura materiale di cui non esiste conferma archeologica. Passato però il primo moto di pedanteria contro i trovarobe fantasiosi, mi sono reso conto dell’assurdità di esercizi di questo tipo, specialmente nel caso di un film che rielabora materiale prevalentemente mitico. Non ci metteremmo certo a disquisire di quale tipo di clava debba essere armato un Ercole di celluloide.

Anche se nel caso del racconto sulla fondazione di Roma non sono mancati tentativi più arditi di enuclearne radici storiche1, essi si sono dovuti certamente fermare di fronte a componenti della narrazione dichiaratamente soprannaturali, come l’allattamento della lupa o l’ascensione di Romolo al cielo in una tempesta.

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Il primo re

Scritto da Claudio Salone. Pubblicato in: Scena

«Un Dio che può essere compreso non è un Dio». La citazione iniziale da W.S. Maugham contiene già la ragione di tutto il film.

Perché di film “religioso” si tratta, più che di film storico, esperito nella polarità tra i due fratelli gemelli Remo e Romolo che, come accade per la tragedia greca, sono tratti dal racconto mitico, ma assumono statura di paradigma universale del destino umano e, in questo caso in particolare, del rapporto tra Uomo e Potere, Uomo e Natura, Uomo e Mistero Divino.

Tale impostazione “metafisica” ha probabilmente determinato altresì un certo carattere di eccessivo primitivismo della narrazione filmica, che collide almeno in parte con il dato consegnatoci dall’archeologica e dalle fonti (il Lazio tiberino nell’VIII secolo a.C. era già venuto in contatto con le civiltà greca ed etrusca), il quale ci restituisce condizioni di vita assai meno brutali e selvagge.

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Note sul Primo re

Scritto da Carlo Pavolini. Pubblicato in: Scena

Tutta la prima ora de Il primo re è molto buona: detto altrimenti, tutto il primo tempo, per chi abbia visto il film in una di quelle sale che conservano l’usanza di suddividere la proiezione in due tempi, separati da un intervallo nel quale si riaccende la luce. La scena dell’esondazione del Tevere è di grande impatto e introduce subito lo spettatore in un passato diverso e distante, in cui anche le forze della natura sembrano presentarsi allo stato puro, in tutta la loro veemenza devastatrice. Allo stesso effetto concorrono il latino arcaico “di ricostruzione” parlato dai personaggi (una delle scelte più interessanti dell’opera) e tutta la lunga sequenza nella quale il gruppo guidato da Remo attraversa la foresta, con le sue paludi mortifere, la nebbia, le voci degli animali o degli spiriti, il terrore superstizioso che si insinua negli animi di questi uomini primitivi. A molti ha dato fastidio la violenza estrema delle scene di battaglia e di scontro fisico, in cui gli interpreti si rotolano nel fango e si massacrano, a volte a mani nude o a morsi, lanciando urla disumane: e tuttavia io credo che qui il regista abbia voluto consapevolmente adottare una maniera iperrealista, da manga giapponese, il che, tutto sommato, non stona nel contesto generale dell’operazione.

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La foresta urbana de Il primo re

Scritto da Federico Passi. Pubblicato in: Scena

Il primo re (Rovere 2019) rivisita la parte finale della leggenda di Romolo e Remo e concentra l’attenzione sulla relazione tra i due fratelli, prendendo spunto, come dichiarato dagli autori, dal conflitto familiare urbano presente in Rocco e i suoi Fratelli (Visconti 1960). Manca, viceversa, la tradizionale messa in scena della “fondazione della città” a cui, nei secoli, questa leggenda è stata legata. Non si vede la futura polis, né il volo degli uccelli in base al quale sarebbe stato scelto il luogo della fondazione e manca la tracciatura del perimetro del ‘pomerio’, la zona sacra della città, che avrebbe scatenato lo scontro mortale tra i due fratelli, qui sostituito dal confine del fuoco sacro sulla riva del fiume Tevere. Il film compie uno spostamento verso una rappresentazione pre-urbana, ma allo stesso tempo recupera il riferimento intratestuale a due personaggi “tragici” viscontiani come Rocco e Simone legati alle dinamiche dell’inurbamento degli anni Cinquanta. In questo doppio movimento, messa fuori quadro della città, e inserimento di un conflitto di origine urbana si possono leggere due piani discorsivi su cui comunica il film: ricostruire il mito per raccontare un presente che ne è privo. In questo senso lo scenario prevalentemente selvaggio e naturalistico, e in particolare il tema centrale della foresta, non possono non evocare un archetipo ferino che ha il suo opposto discorsivo nella polis. E le tensione della città assente riemergono nella violenza visiva degli scontri e nelle scene allucinate della foresta.

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Il [vero?] primo Re

Scritto da Valentino Nizzo. Pubblicato in: Scena

1. Antefatti: prima del primo re

Molti di quelli che appartengono alla generazione vissuta tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’80 ricordano probabilmente le miniserie televisive Odissea ed Eneide coprodotte dalla Rai e andate in onda, rispettivamente, nel 1968 e nel 1971-72, con numerose repliche cadenzate negli anni e decenni successivi e una fortuna che si protrae ancora grazie alla disponibilità di tale materiale su canali digitali come Raiplay.

Chi scrive, pur essendo nato alcuni anni dopo la prima messa in onda, è stato sin da bambino tra gli spettatori appassionati di tali opere. Difficile dire con esattezza di quale delle innumerevoli messe in onda, ma senza dubbio a ogni loro visione l’incanto e l’impressione sono sempre rimaste immutate, sebbene sul piano tecnico e degli “effetti speciali” alcune scene possano forse apparire ingenue, pur avendo alle spalle maestri straordinari al principio della loro carriera come Carlo Rambaldi (premio Oscar per Alien ed E.T., responsabile degli effetti speciali dell’Odissea) e Vittorio Storaro (Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore e direttore della fotografia dell’Eneide).

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Strutture narrative nel Primo re

Scritto da Domitilla Campanile. Pubblicato in: Scena

Intenderei esordire con un testo che, con ritocchi minimi, potrebbe costituire una tra le migliori presentazioni del Primo re e del suo regista; cercherò, poi, di identificare alcune strutture narrative presenti nel film1.

Questo è il testo: «Le leggende che corrono circa l’età anteriore alla fondazione di Roma o circa la fondazione stessa, più convenienti a racconti di poeti che a una fedele e documentata opera di storia, non mi sento né di accettarle né di respingerle. Alle antiche età si suole fare questa concessione, di rendere più venerabili i primordi delle città mescolando l’umano col divino; se mai a un popolo deve essere lecito il fare sacre le sue origini e il riportarne agli dei la fondazione, tanta è la gloria di guerra del popolo romano, che se esso ama vantare Marte come padre suo e del suo fondatore, le umane genti dovrebbero sopportare ciò altrettanto di buon animo come ne sopportano l’impero...

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Il primo re. Impressioni

Scritto da Francesca Boldrighini. Pubblicato in: Scena

Essendo archeologa e lavorando proprio sul Palatino, il colle simbolo delle origini di Roma, l’uscita del film Il primo re e le sue numerose recensioni positive (cito, tra le molte, l’intervista del giornale TPI news) non solo in Italia, ma anche all’estero, mi hanno piacevolmente colpito e molto incuriosito. Che un film, e per di più di produzione italiana, porti sul grande schermo un simile argomento, in un momento in cui gli studi storici rischiano di essere espulsi dalla scuola e sono in forte declino nel mondo accademico, mi è sembrata un’iniziativa lodevole e quasi commovente. Lodevole è certamente anche, agli occhi di uno studioso dell’antichità, il rigore scientifico cercato da regista e sceneggiatori, che si sono avvalsi di consulenze universitarie, in particolare di supporto filologico per la ricostruzione del latino arcaico, ed hanno profuso un notevole impegno nel cercare di ricostruire le caratteristiche umane ed ambientali dell’epoca arcaica. Interessante è anche il tentativo, molto curato, di sottolineare l’importanza nel mondo antico del numinoso e del rituale, parte centrale nella cultura e nella politica dell’antica Roma, come illustrano le ricerche di John Scheid sull’argomento, in contrasto col pensiero corrente, spesso ispirato nelle sue varie sfumature ad un semplicistico positivismo....

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Un primo re pieno di contraddizioni

Scritto da Maurizio Bettini. Pubblicato in: Scena

Ho visto Il primo re, il film che Matteo Rovere ha dedicato a Romolo e Remo. E ho immediatamente pensato al mito. Cioè a quel tipo di storia che non viene raccontata una volta per sempre, ma muta e si rinnova da una versione all’altra. Soprattutto, però, a ogni variante il mito viene rielaborato secondo le categorie e i gusti della cultura che lo accoglie: la Medea di Euripide non è certo quella di Pasolini, così come non era neppure quella di Seneca. Quanto a Edipo, c’è una bella differenza fra il bambino abbandonato sul Citerone, con i piedi legati o inchiodati, in attesa di diventare l’omicida (involontario) del padre non che il marito (altrettanto involontario) di sua madre, e il bambino “edipico” di Freud, che desidera sbarazzarsi del padre per unirsi alla madre. Nella variante edipica di Freud, infatti, quell’antico bambino era entrato a far parte di una cultura che temeva (e bramava) il sesso tanto quanto aveva (ufficialmente) orrore della violenza. Ma è inutile continuare con gli esempi, si sa che i racconti mitologici, quelli che gli antichi ci hanno lasciato in eredità, vivono della loro continua metamorfosi. Che ne è dunque dei gemelli romani, Romolo e Remo, nell’ultima versione del loro mito? A quali categorie si conformano?

Come sono anticlassiche le origini di Roma

Scritto da Roberto Andreotti. Pubblicato in: Scena

Di fronte a un nuovo film sulla nascita di Roma scatta sùbito in noi il riflesso “scolastico” delle fonti storiche e letterarie: a chi si è attenuto Matteo Rovere nello stendere la sceneggiatura de Il primo re? Plutarco? Dionigi di Alicarnasso? Tito Livio? Con quale grado di “fedeltà”? E che razza di “latinorum” è quello – laconico, arcaizzante ma per forza di cose anacronistico – proferito o spesso biascicato dagli attori? (per fortuna di tutti, non solo dei meno avvezzi alla lingua di Cicerone, ci sono i sottotitoli).

A proposito de Il primo re

Scritto da Carmine Ampolo. Pubblicato in: Scena

Da studioso delle origini di Roma e da curatore dell’edizione della Vita di Romolo di Plutarco mi trovo contemporaneamente in imbarazzo e compiaciuto davanti a “Il primo re”. Non posso liberarmi da una sorta di corazza culturale davanti ad un film – che peraltro ho apprezzato – che proprio nella “sauvagerie” della rappresentazione rivela in realtà molta più cultura di quanto sembra in apparenza. La visione che esso offre è profondamente originale e innovativa, rispetto all’immagine mitica della nascita di Roma, ma riesce in qualche modo a coglierne alcuni aspetti centrali. Per dirla con un esempio: non c’è la lupa ma ci sono i pastori e i guerrieri. Scelgo solo alcune suggestioni suscitate dalla visione del film.

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La lingua de Il Primo Re

Scritto da Luca Alfieri. Pubblicato in: Scena

È bene precisare sin d’ora che ciò di cui voglio parlare non è Scienza, né pretende di esserlo. Si tratta, semmai, di un esperimento – speriamo non infelice – di ricerca applicata o “industriale” nell’ambito delle scienze umane. Ma procediamo con ordine.

Un giorno – siamo nell’aprile del 2018 – mi cerca un mio compagno di scuola, che non sentivo da anni, il regista e produttore Matteo Rovere, e mi racconta una sua idea: vuole girare un film sulla fondazione di Roma; ma vuole che sia un film profondamente innovativo, nel tono e nel messaggio. In genere – mi dice –, i film sulla Roma antica sono ambientati tra la tarda età repubblicana e l’età imperiale (con poca differenza – aggiungerei io – tra Cesare, Commodo e Costantino). L’immagine di Roma che emerge da questi film, quando non è decadente, come nel Satyricon di Federico Fellini (1969) o nel Gladiatore di Ridley Scott (2000), è un’immagine imperiale e patinata, celebrativa e un po’ stantia, più neo-classica che classica in senso proprio, come quella proposta da T. Wyler in Ben-Hur (1959) o da S. Kubrick in Spartacus (1960). Ecco, il regista si proponeva sostituire questa immagine vulgata della Roma imperiale “toghe e colonne” con un’immagine nuova, cruda, barbarica e primitiva – e, dunque, più “originaria” –, che da una parte riportasse la fondazione di Roma a una cultura materiale più vicina a quella effettivamente attestata in molti insediamenti laziali del ferro tardo, e dall’altra ammiccasse all’atmosfera mitico- barbarica di alcune recenti serie TV, come Vikings o Il Trono di Spade (credo, tra l’altro, che per gli aspetti archeologici il regista avesse svolto delle sue ricerche, in cui mi sembra si possa intravedere la lontana eco dei lavori di Piganiol, Mazzarino e Giusto Traina).

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Il primo Re. Una discussione a più voci

Scritto da Giuseppe Pucci. Pubblicato in: Scena

Il 31 gennaio di quest’anno è uscito nelle sale Il primo re, quarto lungometraggio del regista Matteo Rovere (classe 1982). Il film è incentrato sul mito della fondazione di Roma e racconta la vicenda di Romolo e Remo, fino al fatale fratricidio1.

Questa in breve la trama:

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