Epic Catalogues and the Poetics of Mythmaking: Ovid’s Metamorphoses and Dracontius’ Hylas
Abstract
L’articolo prende in esame la funzione dei cataloghi epici come strumenti di mitopoiesi, concentrandosi sulle Metamorfosi di Ovidio e l’Hylas di Draconzio. Lungi dal rappresentare meri elenchi, i cataloghi si dimostrano strumenti narrativi che consentono al poeta di sperimentare con la tradizione mitologica. Nell’episodio ovidiano della caccia al cinghiale di Calidonia (Met. 8), l’esteso catalogo di eroi rappresenta un intervento consapevole sulle tradizioni epiche precedenti. Inserendo in posizioni chiave figure che hanno ruoli specifici nel mito epico, come Fenice, Acasto, Ceneo e Mopso, Ovidio si serve del catalogo per sottolineare la fluidità del mito e la sua apertura a riscritture autoriali. Il catalogo diviene quindi sede di dialogo intertestuale e di innovazione mitografica, e consente a Ovidio di esplorare, riorganizzare e anche correggere i suoi predecessori.
In età tardo-antica, Draconzio prosegue questa pratica mitopoietica nel suo Hylas, dove un catalogo delle trasformazioni di Giove – adattato dall’arazzo di Aracne di Ov. Met. 6 – è contenuto nel discorso di Venere a Cupido. Il riuso di materiale ovidiano sottolinea la persistente malleabilità del mito all’interno della struttura catalogica.
I cataloghi epici non sono strutture formali statiche, ma strumenti di creatività letteraria e di autorialità mitica attraverso i quali i poeti affermano la propria autorità, negoziano la tradizione, si fanno parte attiva nella continua costruzione della memoria culturale.
The paper examines how epic catalogues function as tools of mythmaking, focusing on Ovid’s Metamorphoses and Dracontius’ Hylas. Far from being mere lists, catalogues are shown to be dynamic narrative devices that enable poets to experiment with mythological tradition. In Ovid’s Calydonian boar hunt episode (Met. 8), the extensive catalogue of heroes is a self-aware intervention into earlier epic traditions. By inserting in key places figures like Phoenix, Acastus, Caeneus and Mopsus, with distinct role in epic myth, Ovid uses the catalogue to comment on the fluidity of myth and its susceptibility to authorial redefinition. The catalogue thus becomes a site for intertextual dialogue and mythographic innovation, allowing Ovid to explore, reorder, and even correct his poetic predecessors.
Dracontius, writing in Late antiquity, continues this mythmaking practice in his Hylas, where a catalogue of Jupiter’s transformations – adapted from Arachne’s tapestry in Ov. Met. 6 – appears in Venus’ speech to Cupid. This reuse of Ovidian material highlights the enduring malleability of myth through catalogic structure.
Epic catalogues are not static features of form, but instruments of literary creativity and mythic authorship – tools by which poets assert authority, negotiate tradition, and actively participate in the ongoing construction of cultural memory.
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