Ricordo di Pino Pucci
«Etimologicamente “confine” non vuol dire barriera, ma l’opposto: un fine comune, condiviso». Questa frase, attinta all’intervista a Pino Pucci che appena un paio d’anni fa apriva Antico e non antico, il volume di oltre seicento pagine con il quale amici, colleghi e allievi hanno voluto festeggiarlo, rende forse meglio di altre – o forse semplicemente insieme a molte altre che si affollano nella memoria di letture e conversazioni di chi ha avuto la fortuna di frequentarlo – il senso di una ricerca e di un dialogo e di una curiosità che fanno tutt’uno con la figura di Pucci, che non lo hanno mai lasciato sino agli ultimi giorni e che adesso affidano come un compito prezioso a chi ne prosegue la strada la cura di quella stessa capacità di condivisione, di quell’attenzione, e l’immagine di una luminosità dello sguardo che forse sarebbe difficile diversamente esprimere.
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