Je suis le miroir à la fin de la décadence: Mirror-Games between Sidonius Apollinaris and Jean Marcel
Abstract
Questo paper intende confrontare l’Epist. 4, 8 di Sidonio (insieme al Carm. 29) e la riscrittura dello scrittore canadese Jean Marcel (1941-2019) nel romanzo Sidoine ou la dernière fête (1993), uno degli esempi più significativi della fortuna di Sidonio negli ultimi decenni. Nel 467 d.C. circa l’aristocratico gallo-romano Sidonio Apollinare compose dei versi da incidere su un bacile d’argento a forma di conchiglia per la regina Ragnahilda, moglie del re dei Visigoti Eurico. I versi (Carm. 29), inclusi nell’Epist. 4, 8, hanno ispirato il capitolo di Marcel intitolato Ce que dit le miroir de Ragnahilde le 10 décembre 467, in cui si immagina siano destinati a essere incisi sulla cornice di uno specchio per «la più bella del reame»: la splendida Ragnahilda. La regina è ritenuta un po’ strega, ed ecco che la superficie d’argento comincia ad animarsi in «onde del tempo». L’artificio è introdotto affinché Ragnahilda veda scorrere davanti alcuni episodi cruciali della vita di Sidonio, ma soprattutto i principali eventi della “decadenza” di Roma, fino alla fatidica data della «caduta senza rumore» dell’Impero d’Occidente, il 476, lo stesso anno in cui il poeta è prigioniero per la sua resistenza contro i Visigoti.
This paper aims to make a comparison between Sidonius’ Epist. 4, 8 (together with Carm. 29) and Jean Marcel’s rewriting, which is one of the most relevant examples of Sidonius’ reception in the last decades. In 467 A.D. ca the Gallic-Roman aristocrat Sidonius Apollinaris composed a poem to be engraved on a shell-shaped silver basin for Queen Ragnahilda, the wife of Euricus, King of the Visigoths. The poem (Carm. 29), included in Sidonius’ Epist. 4, 8, has recently inspired the Canadian writer Jean Marcel in his novel Sidoine ou la dernière fête (1993). In the chapter entitled Ce que dit le miroir de Ragnahilde le 10 décembre 467 Sidonius’ verses are destined to be engraved on the frame of a mirror for «the fairest of them all»: the splendid Ragnahilda. She is reputed to be a bit of a witch, so the silver surface suddenly begins to come alive. Looking through those «waves of time», the queen glimpses several crucial episodes of Sidonius’ life against the background of Roman “decadence”, until the fateful date of the «noiseless fall» of that Western Empire, 476 A.D., the same year in which the poet is prisoner for his resistance.
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